Quando ero bambina il mio frutto favorito era la pera, mi piaceva il succo di pera, mangiavo le pere e detestavo le mele e tutto cio' le riguardasse, insomma una ragazzina forse un po' controcorrente.
Ad alimentare questa passione era il nonno materno, Augusto, uomo di campagna di poche parole, ma di grande dolcezza. Il nonno che ha regalato a me e mio fratello la prima bicicletta, il nonno che ci veniva a trovare a Roma ad insaputa di tutti, per poi tornare a casa subito il giorno dopo, perche' il lavoro in campagna non si puo' lasciare.
Con lui si mangiava a mezzogiorno, tutti a tavola e non ammetteva ritardi, e la sera a letto presto spalancando la finestra verso est per essere svegliati dal primo sole. Un nonno che mi ha insegnato ad amare la natura, la terrra con i suoi prodotti, un uomo che mi ha insegnato cos'e' il sacrificio e la dignita'. Un uomo semplice ma di profonda saggezza, che spegneva il televisore per giocare a carte con i nipoti la sera, che raccontava storie di fantasmi per le orecchie spaventate e trepidanti degli adorati nipoti.
Immancabili le bretelle e il borsalino in testa che toglieva solo quando si sedeva a tavola e andava a dormire, come immancabile e' stato il suo amore per la moglie, Maria, anche quando la malattia aveva offuscato i suoi splendidi occhi verdi.
Un piccolo uomo dal cuore tenero che negli ultimi anni si inteneriva rileggendo le lettere d'amore che si scambiava con la moglie, che raccontava le lacrime della prima notte di nozze, con una dolcezza che faceva salire le lacrime agli occhi di chi lo ascoltava.
Sono cresciuta tutte le estati della mia infanzia nella grande casa che aveva comprato con il suo lavoro e di cui andava fiero perche' vi era cresciuta la sua famiglia.
Nei caldi pomeriggi d'estate sedeva sul lato est della casa all'ombra, proprio sotto la finestra della sua camera e raccontava piu' a se stesso che a chi gli stava accanto i ricordi di vita che riaffioravano alla sua memoria, storie sempre nuove e sempre affascinanti e in quei pomeriggi, senza preavviso troncava il racconto per alzarsi, raggiungere un piccolo albero al di la' dell'aia e portarmi una piccola pera gialla e rosa, che accarezzava con gentilezza e mi porgeva riprendendo il racconto dove l'aveva interrotto, io incerta affondavo i dentini in quel frutto e rimanevo estasiata dalla dolcezza.
Ancora oggi quando al mercato trovo esposte le pere, che qui chiamano "blush pears", ne prendo in mano una e penso sempre a mio nonno e rivedo il suo sorriso sotto la falda del borsalino.
When I was a child pears were my favorite fruits and they still are. At that age I hated apples and anything which involved apples, and I loved pears. I still love them eventually I have learnt to appreciate any cake with apples :)
My grandfather Augusto really fueled my passion for this fruit that he loved too. He was a simple but sage man who adored his family, he'd grown up in close relationship with nature and taught me to love it, to love the products of the earth and to face sacrifice with dignity.
In the hot summer afternoons he used to seat outside on the east side of the house, in the shade, and tell stories of the past, more to himself than to anyone sitting next to him, often he'd stop telling the story get up, walk quickly to the end of the shaded area, called "aia", pick some fruits form a small tree and come back offering me a tiny yellow and pink pear, caressing it with tenderness. I remember sinking my teeth in the sweetest fruit I'd ever tasted as my grandfather would resume the story where he had stopped minutes earlier.
Still to this day, when I go shopping and I find some blush pears, I always stop and pick one up, thinking of my grandfather Augusto, I can picture him stilling there smiling at me from under the brim of his hat.