Mia nonna Maria, di cui porto in parte il nome, era una donna speciale, come tutte le donne che portano il nome Maria. Nome ormai caduto in disuso, non risulta neanche tra i primi 30 delle classifiche Istat, ma è un nome bellissimo che fa pensare a una donna forte, è il nome della Madonna, qualsiasi sia il vostro credo, non si può non ammettere che Maria è stata una donna forte!
Tornando a mia nonna, era una donna con vivissimi occhi verdi, negli ultimi anni offuscati dalla malattia, ma il ricordo che ho di lei è di una narratrice. Sapeva incantare noi nipoti con i suoi racconti: vita di collegio, storie di santi, storie contadine. Si interessava di tutto, anche di sport, all’epoca penso che fosse una delle poche che seguiva con passione il calcio. Sapeva trovare in tutto ciò che la circondava uno spunto.
Perché vi parlo di lei? Prima di tutto perché è stata un caposaldo della mia infanzia nei mesi estivi trascorsi nella casa di campagna dei nonni, che ora orgogliosamente abito. Perché mi ha ispirato, inconsapevolmente il progetto che vi racconto oggi e perché è stata una grande cuoca e quel po’ di estro in cucina che possiedo lo devo a lei e ai suoi famosi arrosti, che non ho imparato a cucinare.
Ho trovato in soffitta la cassetta del cucito di mia nonna, non era appassionata di cucito, non ho immagini di lei intenta a ricamare, però mi ricordo quell'anta del grande armadio bianco della dispensa dedicata ai lavori di cucito e maglia. Aveva un’infinità di fili di lana di sfumature diverse che mi divertivo a tirar fuori per metterli in ordine in gradazione di colore… è forse li che ho incominciato a sviluppare un senso del colore che ancor oggi applico quotidianamente anche quando cammino per strada e inorridisco di fronte ad assurdi abbinamenti di cattivo gusto.
In quell’anta dell’armadio era conservata anche la sua macchina da cucire, su un ripiano in alto perché così noi bambini non rischiavamo di farci male.
Impolverata e dall’aria un po’ dimessa la cassetta del cucito ogni volta che andavo in soffitta, sembrava richiamare la mia attenzione. Così non poteva più rimanere, mi sembrava una mancanza di rispetto per mia nonna. Un bel giorno mi son decisa e armata di vernice spray le ho ridato vita. Non volevo un colore banale, volevo qualcosa che comunicasse vitalità e la scelta è caduta sul rosso.
Prima di tutto ho smontato tutte le giunture metalliche con un cacciavite, poi ho passato una spugna umida anche negli angoli piu' remoti per rimuovere ogni traccia di polvere, dentro quei cassetti mille tesori nascosti, vecchi bottoni di madreperla di ogni dimensione, spille, biglie di vetro. Una volta che tutte le parti erano state ripulite, ho preso la bomboletta spray e ho incominicato a verniciare, per evitare di fare disastri, se non disponete di spazi aperti, utilizzate uno scatolone piu' grande dell'oggetto che volete verniciare e ponetelo all'interno, schermate bene la superficie sottostante e incominciate a spruzzare. Ho lasciato asciugare la parte verniciata prima di muoverla e verniciare l'altro lato, l'attesa, se il luogo e' ben arieggiato, e' breve. Ho verniciato anche l'interno di ciascun cassetto, la parte sottostante della base e i piedini. Una volta terminata la verniciatura, ho riassemblato tutti i pezzi per vedere l'effetto finale, ma rimaneva ancora banale, non mi rappresentava, era troppo severa. Con un pennarello bianco permanente ho cercato l’ispirazione. E l’ispirazione è arrivata: tante piccole margherite a sei petali sparse sulla parte esterna. Per evitare che con l'usura il lavoro si deteriori rapidamente, ho passato una mano di vernice spray trasparente, una volta asciutta ho rimontato i giunti metallici che permettono il movimento dei cassetti.
La cassetta del cucito di mia nonna ha preso vita.
Se avete una cassetta del cucito come questa pensate a rinnovarla con un po’ di colore, spero che la mia esperienza sia di ispirazione.
Buon lavoro,
ML